CORONAVIRUS: ma non era “poco più di una banale influenza”?

CORONAVIRUS: ma non era "poco più di una banale influenza"?

CORONAVIRUS: poco più di una banale influenza – Questo, di fatto, si diceva fino a pochissimo tempo fa.

Il problema oggettivo è che però, questa “fesseria“, non è stata pronunciata da tutti noi; ovvero dai “60 milioni di virologi improvvisati“, che popolano questo paese di finti esperti che sfottono gli altri finti esperti. Ma bensì, purtroppo proprio da un esperto, da una virologa.

Oltretutto, tale fesseria, è paradossalmente e per certi versi, vicina alla realtà.

Tuttavia, esposta così, con toni distensivi e di rassicurazione, ha finito col provocare danni enormi. Tali affermazioni hanno infatti generato una cattiva percezione della gravità della situazione da parte della popolazione.

CORONAVIRUS: due fronti opposti tra gli ESPERTI

E’ inutile negarlo. In quei giorni, il consesso di esperti legati alla ricerca sul virus era nettamente spaccato in due.

Le tesi sostenute erano infatti una lopposto dell’altra. E dunque, se tanto mi dà tanto, non c’è da stupirsi che una delle due posizioni si sia rivelata errata.

Sul fatto che il livello di letalità del Coronavirus non sia dei più elevati e che sia per esempio estremamente inferiore a quello dell’ebola, non vi è alcun dubbio. Tuttavia la sua equiparazione ad una normale influenza, si sta rivelando, giorno dopo giorno, un tragico errore.

Il perché è sotto gli occhi di tutti. E’ innanzitutto molto più contagioso. E’ in grado di spedire almeno un 15% degli infetti in terapia intensiva, sottraendo le attrezzature e i macchinari anche a coloro che vengono assistiti in rianimazione per episodi gravi ma di normale amministrazione.

Insomma lo spettro che ci troviamo di fronte (e che forse doveva essere adeguatamente previsto), è quello del collasso delle strutture sanitarie.

I falsi problemi

Si ma, non sappiamo quanti siano già ora gli infetti“. E dunque “a fronte di un numero maggiore di contagiati, la percentuale di morti da coronavirus andrebbe naturalmente rivista al ribasso“. Questa era la prima argomentazione di chi minimizzava la questione.

Per risolvere i problemi, bisogna guardare innanzitutto nella direzione giusta e non affannarsi nel disperato tentativo di trovare argomentazioni a sostegno di una opinione granitica. Se necessario si cambia opinione, no? In questi giorni si sono viste persone perdere la dignità a forza di impuntarsi su opinioni non più sostenibili.

Se la percentuale delle persone sottoposte al tampone, attraverso interventi mirati e nelle situazioni più critiche, è stata fino ad ora inferiore al 15%, è lecito attendersi che la fetta di popolazione attualmente interessata dal virus sia più bassa di quella percentuale, per ora.

Tuttavia, dato il livello di contagiosità del virus, rischiamo che l’attuale bassa percentuale di contagi possa diventare un 60-70 percento. E se già ora gli ospedali sono al collasso, vi lascio immaginare cosa potrebbe accadere poi.

Le conseguenze

Purtroppo, se si sono viste scene di rave party improvvisati in barba alle regole o di giovani accalcati nelle piazze di mezza Italia, totalmente incuranti del pericolo è anche perché le voci degli esperti non sono state fino ad ora unanimi al riguardo.

E tutto ciò ha finito col confondere l’opinione pubblica.

Come si spiega un simile errore?

L’opinione di alcuni dei cosiddetti esponenti della fazione più estremista, ovvero di quelli che hanno messo in guardia la collettività fin dal primo momento è chiara.

Il fatto che una virologa ricercatrice abbia una profondissima conoscenza delle caratteristiche biologiche del genoma di un virus, non significa che possa avere anche una chiara percezione di quelle che potrebbero essere le conseguenze di una diffusione pandemica del contagio.

Questa visione d’insieme, la deve avere, sentito il parere (possibilmente unanime) degli esperti la politica e la classe dirigente tutta insieme. E magari coordinata da una persona estremamente competente nell’ambito del problem solving e delle emergenze.

Un commissario straordinario per esempio; una persona che abbia la visione d’insieme. E dunque la capacità di valutare situazioni complesse, sentito il parere di coloro che detengono le necessarie competenze nei diversi settori.

Non ci sono solo i virologi; in queste situazioni immagino entrino in gioco anche le competenze di coloro che sono abituati a stare in prima linea: i medici delle terapie intensive, gli anestesisti, i capi reparto di medicina interna.

E’ utile recriminare?

No… Perché? Perché le decisioni più importanti non sono quelle prese ieri, ma quelle che dovranno essere adottate domani.

La retorica del ricordare il passato per non commettere gli stessi errori in futuro, non può valere solo a correnti alterne, quando fa comodo.