CORONAVIRUS: Quali sono le SUPERFICI su cui resiste di più?

CORONAVIRUS: Quali sono le SUPERFICI sulle quali resiste di più?

CORONAVIRUS: sono stati recentemente condotti alcuni studi, con l’obbiettivo di individuare le superfici sulle quali il CORONAVIRUS permane integro per più tempo.

Non è un caso che, tra le raccomandazioni quotidianamente trasmesse in TV, ci sia quella di lavarsi costantemente le mani.

Il CORONAVIRUS infatti, come diversi altri virus, è in grado di resistere su determinati tipi di superficie, conservando, in parte, la propria capacità infettante.

CORONAVIRUS: Due diverse Forme di Trasmissione

Il Coronavirus, è ormai accertato, si trasmette in due modi diversi:

  • Trasmissione diretta: avviene attraverso l’inalazione delle goccioline emesse dal respiro delle persone infette; in sostanza si tratta della saliva che viene immessa nell’aria, anche e soprattutto tossendo o starnutendo.
  • Trasmissione indiretta: avviene attraverso la contaminazione ambientale; ovvero toccando superfici già contaminate e successivamente portandosi le mani sugli occhi, il naso o la bocca.

Ed è sulla trasmissione indiretta che si concentra questo nuovo studio, condotto da ricercatori statunitensi e intitolato: Aerosol and surface stability of HCoV-19 (SARS-CoV-2) compared to SARS-CoV-1.

Il nuovo studio

Tale studio, sembrerebbe confermare gli ormai ben noti timori secondo cui, particelle di coronavirus sarebbero in grado di conservarsi integre anche al di fuori della cellula ospite per un limitato periodo di tempo.

Si è inoltre osservato che la capacità di infettare delle particelle virali subirebbe comunque un progressivo decadimento nel corso del tempo.

E’ infine emerso che il ritmo di decadimento del livello di infettività del virus varierebbe anche sensibilmente a seconda dei diversi materiali su cui si viene a depositare.

Quali sono i materiali analizzati?

I materiali analizzati dallo studio americano sono: ramecartoneacciaio inossidabile e plastica.

Naturalmente tutti i test sono stati condotti ad una temperatura compresa tra i 21 e i 23 gradi centigradi, con umidità relativa del 40% allo scopo di simulare il più accuratamente possibile le condizioni riscontrabili nelle nostre abitazioni.

Quali sono i materiali più inospitali per il CORONAVIRUS?

I materiali che si sono rivelati meno adatti alla sopravvivenza del virus sono il Rame e il Cartone.

Il Rame

Nello specifico, sul rame è stato registrato un dimezzamento della capacità infettiva del virus in meno di due ore. Mentre dopo 4 ore il virus risultava completamente inattivo e quindi non più contagioso.

Il Cartone

Per quanto riguarda la superficie del Cartone, il tempo di dimezzamento (emivita) della carica infettiva del virus è stato di 5 ore; mentre dopo le 24 ore, le particelle di coronavirus hanno perso totalmente la loro capacità di infettare un nuovo organismo ospite.

Quali i materiali su cui invece il virus persiste di più?

Gli altri due materiali presi in esame durante lo studio, l’Acciaio Inossidabile e la Plastica hanno mostrato invece dei tempi di abbattimento del livello di pericolosità del virus più lunghi.

LAcciaio Inossidabile

Le particelle del virus hanno infatti ceduto la metà della loro carica infettante dopo ben 6 ore; mentre affinché si giungesse ad un completo azzeramento della loro contagiosità, si è dovuto purtroppo attendere almeno le 48 ore.

La PLASTICA, il Materiale più FAVOREVOLE alla permanenza del CORONAVIRUS

Purtroppo, secondo lo studio in questione, il materiale, sulla cui superficie, il CORONAVIRUS ha mostrato una maggiore permanenza in attività, è risultata la plastica; scriviamo “purtroppo” perché si tratta di un materiale largamente usato nella nostra quotidianità.

E sebbene lo studio di riferimento non abbia ancora un carattere di piena ufficialità, sarebbe comunque opportuno, secondo il noto virologo Burioni, tenerne conto.

Ma veniamo ai dati: ebbene, il tempo di dimezzamento della capacità infettante del CORONAVIRUS sulla superficie della plastica è stato di circa 7 ore; mentre il suo completo decadimento è avvenuto dopo le 72 ore.

CONCLUSIONI

Come detto non si tratta di uno studio ufficiale; tuttavia sembra andare nella direzione di chi aveva sostenuto, fin dall’inizio, la pericolosità del CORONAVIRUS anche attraverso il contagio indiretto.

Ragione in più per continuare a seguire le buone abitudini che quotidianamente ci vengono segnalate attraverso i diversi canali ufficiali. Lavarsi le mani, mantenere le distanze e le superfici igienizzate.