COVID-19: Impatto su Inquinamento; Risultati sorprendenti da un Nuovo Studio

COVID-19 e Inquinamento; risultati sorprendenti da un nuovo studio

COVID-19 e Qualità dell’aria – Un recentissimo studio pubblicato a fine febbraio sulla rivista internazionale Atmosphere ha confermato il legame tra COVID-19 e inquinamento. Ma i risultati sono sorprendenti e non del tutto attesi!

Cosa è stato studiato? In che modo?

Gli autori di questo lavoro hanno analizzato i cambiamenti di concentrazione dei maggiori inquinanti atmosferici durante tre periodi di riferimento:

  • Pre-Lockdown (Gennaio-Febbraio 2020),
  • Lockdown Duro (Marzo-Aprile 2020)
  • Fase di alleggerimento delle misure restrittive (Maggio 2020).

Inoltre, i dati raccolti in questi tre periodi sono stati confrontati con gli stessi periodi riferiti agli anni 2018-2019.

Per quanto riguarda le aree coinvolte nello studio, esse provengono soprattutto da 4 paesi dell’Unione Europea (Spagna, Francia, Svezia e Nord Italia) ed da 1 Paese extra-europeo (Regno Unito).

Nel corso della ricerca, da un punto di vista prettamente chimico, si sono svolte indagini sulla presenza nell’aria dei maggiori inquinanti atmosferici, ovvero: NO2 (biossido di azoto), PM2.5 e PM10.

Per la raccolta dei dati, gli autori si sono appoggiati al servizio europeo Copernicus Atmosphere Monitoring Service attraverso il quale si svolgono operazioni di monitoraggio delle concentrazioni degli inquinanti in Troposfera.

Quali sono stati i risultati?

Lo studio ha fatto emergere una diminuzione del 30-40% della presenza di NO2 in Spagna, Francia, Regno Unito e Nord Italia. Sebbene la Svezia abbia deciso, specie in una prima fase, di rinunciare alle misure restrittive, anche qui si è registrata una diminuzione del 13-15%.

PM2.5 e PM10: Sorprendenti Eccezioni

Anche le concentrazioni di polveri sottili come il PM2.5 e il PM10 si sono abbassate in modo deciso. Tuttavia qui iniziano alcune sorprese; perché si parla di sorprese?

Perché tali diminuzioni sono avvenute in tutte le regioni monitorate tranne che nel Regno Unito e nel Nord Italia, dove si è registrata una vera e propria inversione di tendenza.

In particolare, la presenza di tali inquinanti durante la fase di lockdown duro nel 2020 è aumentata dell’ 11% nel Regno Unito e addirittura del 20-24% nel Nord-Italia rispetto agli anni precedenti.

Rivolgendo infine lo sguardo al mese di Maggio 2020, grazie alla riapertura delle maggiori attività produttive, le concentrazioni degli inquinanti sono tornate ad aumentare in tutte le aree prese in esame; e dunque anche in quelle zone che, durante il lock-down, avevano registrato dei notevoli decrementi.

Perché il Nord-Italia ha registrato una contro-tendenza?

In verità, anche sul Nord Italia è avvenuta una diminuzione dei PM prodotti dalle attività industriali e dal traffico automobilistico. Specialmente il traffico, in questo periodo si è ridotto drasticamente, a causa del blocco della circolazione.

D’altro canto va però detto che anche in pieno Lockdown, le attività industriali strategiche del Nord-Italia non hanno mai cessato la loro attività; dunque le emissioni di origine industriale non si sono mai arrestate del tutto, anche se si sono fortemente ridotte.

E allora, se il traffico automobilistico e le attività industriali sono nettamente diminuite di intensità durante il lock-down duro, a cosa attribuire il forte incremento delle emissioni inquinanti sul Nord Italia in tale periodo?

Riscaldamento Domestico: il vero colpevole

In realtà è stata la produzione di PM derivante dalle attività di riscaldamento domestico ad aver compensato efficacemente la concentrazione totale di tali inquinanti in atmosfera.

Si pensi per esempio ai locali adibiti ad ufficio nelle grandi aziende. Pochi metri quadri dove trascorrono la giornata lavorativa decine di persone che condividono i medesimi spazi riscaldati. Ebbene, in pieno lock-down, lo smart working ha nettamente cambiato la situazione.

Ma un altro esempio eloquente è dato dalla DAD; la didattica a distanza. Le case che una volta rimanevano vuote durante la giornata, con la DAD richiedono invece la presenza di uno studente per stanza; con la didattica in presenza invece, gli studenti condividono i medesimi spazi (classi, palestre etc.) con conseguente risparmio di energia.

Orografia del territorio

E infine vi è un altro importante fattore che ha contribuito a determinare sul Nord Italia una tale concentrazione di polveri sottili. Quest’area del paese è infatti occupata in gran parte dalla Pianura Padana la quale è a sua volta influenzata da particolari condizioni meteorologiche che la caratterizzano soprattutto durante alcuni periodi dell’anno.

Una su tutte la scarsa ventilazione e la conseguente presenza di nebbie, che nel semestre invernale impediscono la dispersione degli inquinanti.

Le Conclusioni

Dall’inizio della pandemia molti studi scientifici hanno confermando un miglioramento generale della qualità dell’aria durante i periodi di confinamento.

Ad ulteriore conferma di ciò, l’aria è tornata ad essere decisamente meno salubre” non appena le attività produttive sono ripartite a Maggio.

Tuttavia non in tutte le aree geografiche le attività produttive sono risultate la principale fonte di inquinamento. Anche il riscaldamento domestico infatti impatta sensibilmente sugli inquinanti riducendo drasticamente la qualità aria, specie nei grandi centri urbani del Nord Italia.

La Redazione di Meteodrome