Qualche mese fa Greta Thunberg, in Polonia, davanti all’uditorio dei grandi alla Cop24 ha dato il via ad una serie di manifestazioni in tutto il mondo. L’obiettivo?
Iniziare a tutelare “sul serio” il Pianeta Terra, il suo clima, l’ambiente. E farlo attraverso un epocale cambiamento culturale che si rifletta pesantemente, attraverso un circolo virtuoso, sulla quotidianità.
Il suo discorso è ben presto diventato virale sul web.
Sui social tutti hanno parlato di lei, sostenitori e detrattori, chi la accusa di opportunismo e chi manifesta a suo favore.
Chi la sostiene e chi maliziosamente punta il dito su quei “poco chiari” interessi economici che hanno fatto fin da subito, da sfondo all’intera vicenda.
Greta Thunberg e il Clima: L’Accordo di Parigi ha ancora senso?
Il discorso di Greta Thunberg ha riaperto una questione irrisolta.
Questione che l’Onu si porta appresso ormai da anni senza alcun risultato concreto: l’Accordo di Parigi. Ha ancora senso credere in un patto che, di fatto, continua a slittare di anno in anno?
Si tratta di un documento firmato nel 2015 da 196 paesi facenti parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Documento a suo tempo ratificato anche dagli Stati Uniti, salvo poi ritirarsi, dopo il cambio di amministrazione ai vertici della Casa Bianca.
Si sa che Trump “non ama il freddo” e che “rimpiange il global warming” ogni volta che la temperatura volge verso il basso in una delle frequenti ondate di gelo che colpiscono ogni anno il nord America.
Questo accordo internazionale prevede la riduzione delle emissioni di Co2 sul nostro pianeta, attraverso un piano da attuare entro il 2030.
L’obiettivo prefissato in partenza era quello di contenere l’aumento delle temperature a livello globale di 1,5 gradi.
Anche se non sono stati mai definiti termini chiari e precisi entro i quali perseguire il risultato.
L’iniziale scadenza del 2030, a causa delle enormi difficoltà da parte dei paesi firmatari a rispettare le suddette condizioni, è già slittata al 2050.
Questo perché non sono di fatto mai state adottate efficaci politiche a livello nazionale per ridurre le emissioni.
Contestualmente al suddetto allungamento dei tempi di attuazione del trattato, alcune nazioni dopo gli USA stanno piano piano uscendo da questo accordo.
Accordo che, almeno sulla carta, avrebbe portato tangibili benefici al nostro clima, in termini di contenimento delle temperature.
Il Brasile, così come la Polonia (la quale avrebbe dovuto organizzare proprio la prossima Conferenza in programma alla fine del 2019) manifestano sempre più l’intenzione, di uscire dall’Accordo di Parigi.
Clima impazzito: Mitigamento ed Adattamento
Ma perchè tutti questi stati, Italia compresa, fanno così fatica a rispettare gli accordi? Il motivo principale è di natura Economica. Queste manovre per salvaguardare l’ambiente hanno infatti (o sarebbe meglio dire “avrebbero”) un costo di circa 100 miliardi di dollari all’anno.
Il costo è davvero elevato poiché le azioni da compiere sono tante per arrivare ad un cambiamento effettivo. Queste infatti, si declinano in due direzioni:
- Mitigamento: Ridurre l’impatto delle emissioni, cercando di trovare vie alternative che possano, appunto, “mitigarne” l’effetto. Una efficace lotta alle politiche di deforestazione per esempio, potrebbe contribuire alla riduzione dei gas serra. Data l’indubbia capacità delle piante di assorbire grandi quantitativi di CO2.
- Adattamento: Chiamate anche “Politiche per la riduzione del danno“, hanno come finalità quella di evitare quei problemi gravi legati al riscaldamento. Ad esempio l’innalzamento del livello dei mari e la scomparsa delle isole. Ma perchè questo tipo di politica non funziona? Perchè quando mai, le politiche volte alla gestione delle emergenze, si sono rivelate vincenti? Oltretutto quando una situazione emergenziale diventa abituale, cessa pure di essere un’emergenza, tramutandosi in “tragica quotidianità“.
Greta Thunberg: la sua soluzione
Allora che fare? E’ davvero possibile salvare il pianeta? Greta Thunberg ha provato a dircelo.
L’unica cosa sensata da fare è tirare il freno d’emergenza (…). Le soluzioni sono così difficili da trovare che forse dovremmo cambiare il sistema.
Sarà davvero questa la soluzione possibile?
24 anni, SEO Copywriter e Social Media Manager Freelance, cerco di coniugare l’empatia delle persone con la SEO ed i motori di ricerca. A volte ci riesco, a volte no. Ma quando succede è fantastico.