Meteo: Anticiclone, si fa presto a dire HP, ma cos’è e per quanto resisterà?

Meteo: Anticiclone, si fa presto a dire HP, ma cos'è e per quanto resisterà?

Meteo: HP – Si sente spesso parlare, nelle rubriche sul meteo, dell’HP; ma c’è differenza tra l’HP e l’Anticiclone? In realtà no. HP sta infatti per High Pressure che, tradotto dall’inglese, significa appunto Alta Pressione. E gli Anticicloni proprio questo sono, ovvero zone atmosferiche di alta pressione.

Molto spesso associati al bel tempo e alla stagione calda, in questo articolo vi sveleremo se è però sempre così e per quanto tempo ancora ci farà compagnia l’Anticiclone che sta interessando l’Italia da qualche giorno.

Anticiclone: Come lo si può raffigurare?

L’anticiclone può essere raffigurato come una cupola d’aria che, con il passare dei giorni tende ad espandersi alla base per effetto della forza di gravità. (Immagine Sotto).

Meteo: Anticiclone, si fa presto a dire HP, ma cos'è e per quanto resisterà?
L’anticiclone è come una cupola d’aria che tende ad espandersi alla base per effetto della forza di gravità.

Quali sono le Caratteristiche Generali di un Anticiclone?

Caratteristiche Generali

I campi di alta pressione, generalmente, hanno una forma concentrica e chiusa. Nel loro centro si raggiunge il valore massimo di pressione atmosferica; per tale motivo, i valori barici diminuiscono man mano che ci si sposta verso le aree più periferiche, a parità di quota sul livello del mare.

Negli anticicloni, rivestono un ruolo fondamentale le isobare. Si tratta in sostanza di linee che uniscono i punti con ugual valore di pressione atmosferica.

In particolare, negli anticicloni le isobare sono più distanziate rispetto alle zone di bassa pressione. Ciò garantisce una minor velocità dei venti, specie nelle aree più interne al campo di alta pressione.

Per quanto riguarda la direzione dei venti, essi ruotano al suo interno, in senso orario nell’emisfero Nord, in senso antiorario nell’emisfero Sud.

Perché l’Anticiclone si associa di solito al tempo stabile?

Perché l’aria al suo interno, muovendosi verso il basso, si comprime e si allontana dal punto di saturazione.

Ecco, punto di saturazione suona un po’ difficile! Per cui probabilmente, proprio in questo punto, alcuni lettori prenderanno il telecomando e “cambieranno canale“; e in fondo ci sta, verrebbe da dire, visto che molto spesso, un linguaggio troppo tecnico rende apparentemente difficile un concetto che in realtà non lo è.

E allora spieghiamo in parole semplicissime, cos’è il Punto di Saturazione.

Cos’è il Punto di Saturazione?

Il punto di saturazione è quella condizione di equilibrio tra il livello di umidità nell’aria (densità di vapore), la temperatura e la pressione atmosferica, oltre il quale inizia la fase di condensazione del vapore. Per intenderci, la condensazione è quel fenomeno che porta alla formazione delle nuvole e alle precipitazioni atmosferiche.

In tale condizione di equilibrio, basterebbe anche solo aumentare di un po’ l’umidità dell’aria (densità di vapore), oppure diminuire la temperatura o diminuire la pressione atmosferica, per innescare la fase di condensazione.

Ne consegue che la diminuzione della pressione atmosferica facilità la condensazione e quindi la formazione di nubi, a parità di temperatura e di umidità.

E’ dunque proprio per questo che l’aumento della pressione, tipica dell’anticiclone, allontana il punto di saturazione; ovvero perché tale condizione, rende più difficile la possibilità che l’umidità nell’aria condensi. Ecco perché in genere i cieli sono sgombri da nubi, l’addove domina un campo di alta pressione.

La Classificazione

A seconda del tipo di aria contenuta, gli anticicloni si dividono in caldi e freddi.

Gli anticicloni caldi hanno una parte centrale più calda rispetto alle aree periferiche e mantengono la loro forza fino ai limiti della troposfera. Tra i più importanti possiamo citare: l’Anticiclone delle Azzorre e l’Anticiclone del Pacifico.

L’anticiclone delle Azzorre è quello che interessa maggiormente l’Italia, bloccando talvolta le perturbazioni atlantiche nel loro movimento verso le nostre regioni.

Gli anticicloni freddi hanno una parte centrale più fredda rispetto alle aree limitrofe dove si raggiungono elevati valori di pressione atmosferica. Non di rado, tali valori di pressione, superano i 1040-1050 hPa nelle aree più interne dell’HP.

A differenze degli anticicloni caldi, gli anticicloni freddi non si spingono a quote elevate. Per questa ragione, oltre i 3000 metri, gli anticicloni freddi mutano in cicloni. Fanno parte di questa categoria: l’anticiclone polare che si trasforma nel famoso Vortice Polare e l’Anticiclone Russo-Siberiano.

Ma è sempre sinonimo di bel tempo?

Sull’Italia, condizioni di alta pressione non comportano sempre e dappertutto bel tempo.

Infatti, specie nelle stagioni di transizione, sono molto frequenti le formazioni di nebbie e foschie nelle pianure e nelle valli. Conseguentemente, la persistenza di nuvole basse, in alcune aree, limita il soleggiamento e il riscaldamento diurno.

Un aspetto molto importante e pericoloso per la salute umana, è l’aumento del tasso di inquinamento nelle grandi città durante le fasi anticicloniche. L’assenza di piogge e la scarsa ventilazione impedisce infatti alle polveri sottili di rimescolarsi nell’aria.

La Neve Chimica

Abbiamo avuto modo ad esempio di parlare recentemente della Neve Chimica (o neve da nebbia), fenomeno che si verifica appunto in regime anticiclonico. Si tratta di una vera e propria precipitazione che si forma quando il punto di saturazione dell’aria cade al di sotto degli zero gradi di temperatura. Esaltata della presenza di inquinanti nell’atmosfera, che fungono da nuclei di condensazione, si verifica allo stato solido sotto forma di cristalli di ghiaccio molto simili ai fiocchi di neve.

L’Umidità Relativa

Cerchiamo ora di comprendere che cos’è l’umidità relativa, visto che è strettamente connessa al punto di saturazione che abbiamo appena imparato a conoscere.

Semplificando, l’umidità relativa è data dal rapporto tra la densità reale del vapore acqueo contenuto nell’aria e la densità di vapore necessaria per raggiungere il punto di saturazione. (Oltre il quale, come detto, inizia la fase di condensazione dell’umidità).

Per densità di vapore si intende il rapporto tra la massa di vapore contenuta in un dato volume e il volume stesso.

L’indice di valore impiegato per misurare l’umidità relativa è compreso in una scala da 0 a 1 dove 1 corrisponde alla massima concentrazione possibile di umidità (vapore) nell’aria in determinate condizioni di temperatura e di pressione.

Con l’Anticiclone, l’umidità relativa diminuisce

Ebbene, quando domina l’anticiclone, il valore dell’umidità relativa diminuisce; perché? L’umidità relativa diminuisce in quanto, a parità di umidità nell’aria, se aumenta la pressione atmosferica, aumenta anche il livello di umidità necessario per raggiungere il punto di saturazione ovvero la densità di saturazione; ed essendo la “densità di saturazione” il denominatore impiegato nel calcolo dell’umidità relativa, se il denominatore aumenta il valore risultante diminuisce.

HP: per quanto tempo ci farà la sua “gradita” compagnia?

Alcuni articoli meteo sul web danno per certo un colpo di coda invernale a inizio Marzo; sebbene siano essi statisticamente abbastanza frequenti, la cosa è ancora tutta da dimostrare, data la distanza temporale che ci separa del potenziale evento.

Gran parte dei modelli matematici, intravedono, anche se un po’ a singhiozzo, una retrogressione gelida di origine continentale dal comparto Russo Siberiano per gli inizi di Marzo; tuttavia, la probabilità che ciò avvenga realmente e che non rimanga virtualmente nelle mappe di previsione, non è neanche quantificabile.

La Redazione di Meteodrome