Scontro Viminale – ONG, se ne parla più della strage in Ruanda; Perché?

Scontro Viminale - ONG, se ne parla più della strage in Ruanda; Perché?

Scontro Viminale – ONG, se ne parla più di quanto accadde per il Ruanda – A prescindere dall’orientamento politico di chi legge e di chi scrive, è innegabile che da giorni, si parla di un sempiterno braccio di ferro tra il ministero dell’interno e le ONG.

Le quali, ONG, hanno sistematicamente scelto l’Italia come porto di primo approdo. E ci verrebbe da pensare anche che, fino ad ora, lo abbiano fatto aprioristicamente, se non fosse che questa è tutta un’altra storia.

A proposito, l’argomento trattato vi sembra poco consono per un blog che si occupa prevalentemente di Meteo? Ecco la risposta.

Conveniamo sul fatto che poche decine di naufraghi (su appuntamento) che aspettano sotto il sole cocente di trovare un porto dove sbarcare, rappresentino una notizia.

Anche in virtù del fatto che molti come loro, nel Mediterraneo ci hanno lasciato la vita. Ma anche perché chi scappa da sofferenze, fame, povertà e talvolta anche da guerre, merita pieno rispetto. (A proposito, al loro posto faremmo esattamente lo stesso, ovvero scappare da povertà e guerre).

E’ una notizia anche il fatto che le ONG non considerino i porti della Tunisia come porti “sicuri”. E su questo scriveremo pure un articolo.

Ma secondo noi occorre riportare le cose anche alla giusta dimensione e dare spazio alle notizie in maniera più obiettiva sulla base della loro reale rilevanza.

Le stragi dimenticate, mai neanche raccontate

E allora il nostro pensiero va alle vittime delle stragi dimenticate, anzi neanche mai raccontate (perlomeno coerentemente con la loro gravità).

Quella armena? Si, ma troppo distante nel tempo.

Il Genocidio del Ruanda

Noi ci riferiamo per esempio, ad una strage avvenuta in epoca moderna. Più precisamente negli anni novanta. Parliamo del genocidio in Ruanda.

Dove, a partire dal 6 aprile e fino alla metà del luglio 1994, si stima vennero scientemente massacrate (a colpi di machete e bastoni chiodati) dalle 800.000 al 1.000.000 di persone.

Furono formazioni paramilitari di etnia Hutu a perpetrare il massacro ai danni dell’etnia rivale, quella dei Tutsi.

Ebbene, al tempo negli USA si iniziò a parlare di “atti di genocidio” mesi e mesi dopo la carneficina.

Ci si domandava addirittura, quanti atti di genocidio dovessero essere compiuti prima di decretare l’ufficialità del genocidio.

La Francia di Mitterrand, se in una prima fase appoggiò i Tutsi, spinse poi gli Hutu alla rivolta, contribuendo fattivamente all’addestramento degli uomini della milizia Interahamwe.

E la milizia Interahamwe, lo ricordiamo, fu la formazione paramilitare che più attivamente partecipò alla pulizia etnica.

Francia che poi, guidò una missione umanitaria, quando ormai, uno dei più feroci massacri del XX secolo, si era compiuto.

Certo da un po’ fastidio vedere il primo ministro francese oggi, biasimare i politici italiani perché non accolgono quattro migranti.

Quando appunto la Francia, fu il principale responsabile (in occidente) di un massacro di 1 milione di persone. E questo non è avvenuto in pieno periodo coloniale (visto che in quel contesto anche il Regno d’Italia ebbe qualcosa da dire), ma l’altro ieri.

La stampa dell’epoca

Ebbene, la stampa dell’epoca era in buona parte quella di oggi, con qualche capello bianco in meno. Eppure di fronte ad un simile olocausto, la notizia venne dapprima totalmente ignorata e poi sorprendentemente sottovalutata. Non se ne parlava! Solo qualche anno dopo si iniziò a far luce in maniera seria e più incisiva sulla tragedia perduta.

Ci chiediamo se quei giornalisti che oggi seguono morbosamente le vicende legate al braccio di ferro Viminale – ONG si siano opportunamente occupati, in quegli anni della tragedia in Ruanda. VISTE LE PROPORZIONI, avrebbero dovuto, ai tempi, occuparsene h 24.

I migranti dimenticati

E del resti ci chiediamo anche perché alcuni di essi, si dimentichino totalmente dei migranti quando, una volta sbarcati, li si ritrovano a lavorare nelle moderne “piantagioni di cotone”. A raccogliere pomodori per pochi spiccioli, sfruttati, sottoposti ad abusi di ogni tipo e costretti a vivere in baracche fatiscenti, in condizioni igieniche indicibili.

Ci chiediamo perché le loro condizioni non facciano più notizia, dopo. Una volta sbarcati. Eppure sono le stesse persone che fino a qualche mese prima erano al centro dell’attenzione della stampa.

E poi per associazione di idee pensiamo agli scandali legati alle cooperative che operano nel campo dell’accoglienza. Oppure a quelle che si occupano degli affidi dei minori, le quali senza minori da affidare, che ci stanno a fare. E allora si inventano i gli abusi innestandoli attraverso tecniche aberranti, nella memoria dei minori.

Notizie di cui si è parlato a malapena. E allora ci viene da pensare. Forse c’è qualcosa che non va.