Neve d’alta quota sulle Alpi: inquietanti novità da un nuovo studio!

Neve d'alta quota sulle Alpi: inquietanti novità da un nuovo studio!

Neve ad alta quota sulle Alpi: Un recente studio pubblicato a Gennaio sulla rivista internazionale International Journal of Environmental Research and Public Health ha evidenziato la presenza di alcune sostanze inquinanti anche nella neve di alta quota.

Sebbene fosse infatti già nota la presenza di inquinamento in tali aree, i risultati della ricerca hanno degli aspetti sorprendenti e non del tutto attesi!

Che cosa è stato studiato?

Gli autori della ricerca hanno focalizzato la loro attenzione sulla presenza di microplastiche nella neve di alta montagna.

Infatti, se nel passato molti altri studi avevano evidenziato la presenza di microplastiche nel suolo e nei sedimenti di alta montagna, questa volta il target è stato direttamente la neve presente sulle Alpi nord-occidentali.

In particolare, le aree di studio di questo lavoro sono tutte situate in Valle d’Aosta a quote comprese tra i 2500 e i 3000 metri sul livello del mare.

Le 3 Fasi

Il lavoro ha seguito tre fasi fondamentali prima di giungere a completamento:

  • Raccolta dei campioni di neve residuale.
  • Analisi di laboratorio.
  • Analisi statistica dei dati.

Ovviamente, tutta la metodologia di lavoro seguita, è stata assai rigida affinché potesse passare il minor tempo possibile tra le diverse fai del lavoro.

In tali situazioni inoltre, anche le condizioni meteorologiche presenti al momento del campionamento, hanno rappresentato una non trascurabile difficoltà; esse infatti possono influenzare in maniera determinante le caratteristiche chimico-fisiche dei campioni raccolti.

Quali sono stati i risultati?

I risultati di laboratorio hanno confermato la presenza di molte varietà di microplastica.

Nello specifico, le microplastiche presenti in maggior quantità sono risultate il polietilene con il 39%, seguito dall’HDPE e dal PET con il 17% e dal poliestere con l’11%.

Presenti in percentuali minori il polipropilene, il poliuretano e l’LDPE per una quota totale del 5%.

L’Ipotesi sull’origine

Gli autori suggeriscono inoltre, nello loro studio, un’ipotesi sull’origine della presenza di tali inquinanti anche in aree montane così remote.

Ebbene, l’ipotesi più accreditata sembra essere quella della deposizione al suolo (tramite la pioggia e la neve) di micro-particelle trasportate in atmosfera su larga scala.

Le Conclusioni

L’inquinamento derivante da materiali plastici è purtroppo una delle nuove frontiere da affrontare nei prossimi anni.

Sebbene sia assai noto il loro grave impatto ambientale, resta ancora alto il consumo giornaliero, di questi materiali, nelle attività umane.

Non ci resta che confidare nella ricerca scientifica e nell’innovazione tecnologia; negli ultimi anni si stanno infatti facendo passi da gigante nel tentativo di sviluppare nuovi materiali più green e idonei all’uso quotidiano.

La Redazione di Meteodrome