Tornerà il burian entro la fine di febbraio?

Immagini satellitare della Pianura Padana il 4 marzo 2018

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“Conoscerai quella che può essere considerata a pieno titolo l’unica vera novità in ambito meteo degli ultimi 10 anni”
.

Come ormai molti sanno, il “Burian” è un vento gelido che durante la stagione invernale ha origine nelle sterminate lande della siberia, della Mongolia e del Kazakistan e che può raggiungere, oltrepassando gli Urali, anche le pianure Sarmatiche della Russia europea.

Durante la stagione invernale, le pianure della Siberia sono interessate da un forte raffreddamento nei bassi strati dell’atmosfera causato da persistenti fenomeni di inversione termica accentuati dalla concomitante ridotta radiazione solare, dalle basse percentuali di umidità e da una rilevante lontananza dal mare.

Il forte raffreddamento della bassa troposfera è detto “raffreddamento pellicolare” e favorisce lo sviluppo di un anticiclone termico, costituito da uno strato di aria gelida molto pesante il cui spessore varia generalmente dai 1000 ai 2000 metri di altezza dal suolo e al cui interno si possono raggiungere temperature estremamente rigide, talvolta inferiori ai -60°, soprattutto in  alcune  zone  della Jacuzia.

Quest’aria gelida, in talune circostanze riesce a raggiungere anche le regioni più occidentali del continente europeo mantenendo quasi intatta la sua matrice prettamente continentale. Si tratta di episodi piuttosto rari tanto da assumere, in taluni casi addirittura i connotati dell’evento storico, così come avvenne durante il Febbraio del 1929 e del 1956, ma anche, in misura minore del 1991 e del 1996, oppure nel gennaio dell’85.

Ma quali sono queste circostanze, che consentono al burian di dilagare verso ovest fino a raggiungere la porzione occidentale del continente europeo?

Quando l’anticiclone delle Azzorre, si espande verso nord-est con una spinta tale da occupare e oltrepassare la Scandinavia fino a ricongiungersi con il bordo occidentale del gelido anticiclone russo-siberiano, si viene a creare un’unica figura altopressoria di blocco, detta “Ponte di Wikoff”, che
si estende lungo la direttrice “sud-ovest”/”nord-est”, dall’Atlantico orientale alla Siberia centro-occidentale passando per la Scandinavie e la Russia europea. Lungo il bordo meridionale della suddetta figura di blocco si forma un vero e proprio nastro trasportatore che risucchia l’aria gelida dai bassopiani della Siberia Occidentale verso ovest, oltrepassando gli Urali, fino a Raggiungere la Mittle Europa e talvolta anche l’Italia e dando origine al cosiddetto burian.

Analizzando la cosa in chiave Meteo Drome, a partire da quel momento, l’indice di affidabilità delle previsioni subisce solitamente un vero e proprio tracollo. I picchi più bassi del suddetto indice, sono stati raggiunti dal nostro sistema di monitoraggio proprio tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo dell’anno scorso, quando appunto si verificò un episodio di burian che portò gelo e neve anche in pianura, soprattutto nel nord italia.

L’immagine in primo piano inquadra appunto la pianura padana vista dal satellite proprio in quei giorni.

Questo perché i forti contrasti tra la corrente d’aria estremamente densa, fredda e secca di diretta estrazione continentale proveniente dalla Siberia, con quella più umida preesistente ma soprattutto con la superficie del mare, danno origine a ciclogenesi di difficile collocazione che rendono la previsione meno affidabile. A complicare le cose ci si mette poi pure l’orografia, in particolare l’arco alpino che in talune circostanze viene aggirato da nord con ingresso dell’aria fredda nel Mediterraneo ad ovest, dalla valle del Rodano, e in altre circostanze da est, con un ingresso più diretto della corrente gelida dall’Adriatico, che spesso in passato ha dato origine a fenomeni di blizard o di scaccianeve, come nel famoso episodio del dicembre 2001.

Secondo alcuni siti, anche quest’anno potrebbe verificarsi un fenomeno simile entro la fine del mese. Se così fosse si potrebbe cominciare a parlare di un trend. Per il momento si tratta solo di una sensazione, ovvero che negli ultimi anni, burian o non burian, si siano verificati con una certa frequenza episodi di freddo tardivo che hanno, in talune occasioni anche compromesso i raccolti di alcune colture. Capita sempre più spesso di vedere piante da frutto che sviluppano gemme rigogliose già durante i mesi invernali (ora più miti che in passato e persino a gennaio), massacrate poi sul punto di sbocciare a primavera, a causa di gelate improvvise. E questo non è propriamente positivo.