Coronavirus: App Immuni – Si fa un gran parlare di questa app e di come ci accompagnerà nella prossima cosiddetta FASE 2 durante la ripartenza delle attività produttive nel nostro paese. Ma di che cosa si tratta esattamente? Come funziona l’app? Sarà obbligatorio scaricarla? Molti aspetti della questione sono ancora poco chiari e sembrerebbero non quadrare, vediamone alcuni.
Va detto che Meteo Drome si occupò della questione già quasi due mesi fa, nel seguente articolo: “CORONAVIRUS: Inquietante sistema di gestione dell’Epidemia in CINA“, quando l’epicentro della pandemia era ancora circoscritto in alcune aree della Cina.
Ebbene sembra che “tutto il mondo è paese” pure in tempo di Coronavirus, visto che anche in quelle settimane si parlava di privacy. Con la differenza che in Cina, contrariamente al modello europeo, senza un esplicito lasciapassare generato da tale app, non puoi andare tutt’ora da nessuna parte. Dopo tutto si tratta di una dittatura.
Cos’è, in breve, l’App Immuni
“Immuni” è una normale app che potremo scaricare presto sul nostro telefono tramite Google Play o Apple Store.
Tale app sarà in grado di tracciare i nostri spostamenti allo scopo di minimizzare le occasioni di contagio da coronavirus.
Come funziona?
Una volta installata l’app, verrà generato in automatico un codice identificativo da assegnare al nostro telefono. Si tratterà di un codice univoco e quindi abbinato esclusivamente ad un singolo cellulare.
Durante i nostri spostamenti l’app, tramite il bluetooth installato sul telefono, registrerà gli identificativi dei cellulari delle persone che entreranno in contatto con noi.
Per esempio, supponiamo che un qualsiasi soggetto dotato di smart phone sul quale è installata l’app si avvicini al dispositivo di un’altra persona con la medesima app. Qualora venisse superata una certa distanza di sicurezza, i due telefoni registreranno i rispettivi identificativi. In questo modo il sistema ha accertato che il Soggetto A si è avvicinato al Soggetto B, in un determinato luogo alla tal ora di una certa data.
App “Immuni” si baserà sulla tecnologia di Google e Apple?
Nelle ultime settimane, si sono interessate alla questione anche due colossi della tecnologia: Google e Apple. Esse, hanno in sostanza aperto le loro tecnologie (API) agli sviluppatori che vorranno creare app per il tracciamento degli spostamenti a corto raggio, come nel caso appunto dell’app Immuni.
Il vantaggio di questo “sodalizio anti-pandemia” è che gli strumenti informatici messi a disposizione dai due giganti dell’informatica faciliteranno non poco le comunicazioni tra dispositivi Apple (iPhone, iPad etc) e smart phone Android. Modelli che peraltro da soli, coprono la quasi totalità del mercato.
Secondo Google e Apple i dati riguardanti i nostri spostamenti, dovranno comunque restare il più possibile sul nostro cellulare. Il motivo di tale scelta è sostanzialmente dovuto alla salvaguardia della privacy.
Per questo motivo, i codici identificativi dei cellulari degli utenti coi quali entreremo in contatto, rimarranno sul nostro telefono.
E se un utente dell’app viene contagiato?
Le cose cambiano quando uno degli utenti di Immuni contrae il coronavirus; in quel caso gli operatori sanitari che ne accertano la positività, permetteranno al paziente di caricare sul server, tramite l’app, gli identificativi anonimi delle persone con le quali il suo smartphone è entrato in contatto.
E qui sorge una prima domanda spontanea: gli consentiranno di pubblicare tali contatti sul server o lo costringeranno?
Una volta inviati al server gli identificativi degli utenti che sono entrati in contatto con la persona infetta, si procederà ad avvisarli del pericolo il più presto possibile, tramite l’app.
Qualora un utente dovesse ricevere tale avviso di essere entrato in contatto con una persona potenzialmente infetta, dovrà osservare un periodo di quarantena.
Nel caso in cui tale periodo di quarantena non dovesse essere rispettato, il trasgressore rischierà una denuncia penale per epidemia colposa.
E allora sorge spontanea una seconda domanda
Molte persone dotate di scarso senso civico, potrebbero però porsi una domanda. “Ma chi me lo fa fare di scaricare un’app che di fatto mi espone a rischi che vanno dalla quarantena obbligatoria alla denuncia penale?“
Si tratta di una domanda più che plausibile dal momento che ad oggi, non sono affatto pochi i contagiati da coronavirus pescati in giro fregandosene bellamente della quarantena obbligatoria.
Google, Apple e la clamorosa questione della privacy
Come detto, Google e Apple suggeriscono (quasi impongono) un modello di app più rispettoso della privacy. Secondo tale modello infatti i dati riguardanti i nostri spostamenti e i contatti avvenuti, dovranno restare sul nostro dispositivo telefonico il più possibile. Tali informazioni verranno di fatto usate solo nel caso in cui il possessore del cellulare risulti positivo al coronavirus.
L’idea è che una società informatica non dovrebbe arbitrariamente gestire tutti questi dati potenzialmente lesivi della nostra privacy. Tali info possono far sapere infatti a chiunque dove siamo stati, quando e come.
E allora perché la cosa non quadra? Perché Google e Apple sono le due società che più di ogni altra, dispongono di informazioni sensibili sul nostro conto.
E non si tratta solo di info riguardanti i nostri contatti e spostamenti; ma anche le nostre abitudini, i gusti, le opinioni politiche e tanto altro.
Dove sta la cosa che non quadra?
Per capire quanto sia ipocrita e mal riposta questa eccessiva attenzione alla privacy basta seguire i seguenti passaggi:
- Sul computer, apri Google Maps.
- Esegui l’accesso con lo stesso Account Google che utilizzi sul tuo dispositivo mobile (il tuo telefono, per intenderci).
- In alto a sinistra, fai clic su Menu (l’icona con le tre linee orizzontali).
- Fai clic su Spostamenti.
Sorpresa! Sul computer compaiono i dati dei tuoi spostamenti generati dal tuo cellulare. Troverai sulla mappa di Google dei puntini rossi che indicano con precisione dove sei stato, quando e come.
Domanda: ma se i dati dei tuoi spostamenti devono rimanere sul cellulare, come possono essere accessibili anche dal tuo pc?
Semplice, con ogni probabilità tali dati non stanno solo sul tuo telefono. Queste info sono evidentemente presenti sui server di Google, società che mi risulta non avere una sede legale in Italia.
Dunque noi stiamo a discutere di privacy in un momento così drammatico della nostra storia quando da anni ormai società estere come Google e Apple tracciano tranquillamente i nostri spostamenti.
In tali momenti di emergenza non sarebbe il caso di discutere meno di privacy e più di sicurezza? O ci siamo già dimenticati dei morti, degli ospedali al collasso, dei funerali in solitudine e dell’economia allo sbando?
App Immuni, sarà veramente facoltativa?
Ad oggi, si parla di un’app liberamente scaricabile dagli appositi Store senza alcun obbligo.
Tuttavia, sappiamo che, affinché tale app possa incidere efficacemente sul contenimento della diffusione del virus, dovrà essere scaricata almeno dal 60-70% degli Italiani.
Va detto che un suo eventuale corretto utilizzo sarebbe troppo efficacie e strategico per potervi rinunciare.
Dunque, qualora non si dovesse raggiungere tale soglia, non si può escludere che le autorità potrebbero voler diventare come dire, “più convincenti” nel promuovere il suo utilizzo. E onestamente, ci auguriamo che sia così.
Nato a Brescia il 10 Aprile del 1972, unisce la sua passione per la programmazione informatica e il meteo sviluppando Meteo Drome, un sistema totalmente automatizzato in grado di comparare le previsioni dei principali siti meteo, misurandone il livello di accuratezza.